Faceva un caldo impressionante. Mi stavo rotolando nelle lenzuola, quando una canzone rock anni '80, irruppe dalla finestra.
Andai a vedere: avevano lasciato una macchina aperta. Porte spalancate e stereo a manetta. La situazione era strana, quanto pericolosa. Sembrava una scena da film, forse qualcuno, voleva farmi un’imboscata.
Saranno passati… Tre giorni e alla porta di casa mia, si sono presentati tre carabinieri.
Cosa hai visto? C'era qualcuno? La targa della macchina?
Non mi ricordavo tutte queste cose, non ci avevo fatto caso.
Così gli spiegai quello che avevo visto.
Altre persone, del vicinato, avevano denunciato la cosa.
Classificato come disturbo della quiete pubblica.
Sembrava finita, ma prima di uscire, uno dei tre, mi si avvicinò e, come se mi stesse dando una mazzetta, mi passò il suo biglietto da visita: Marco Corbucci, Via Roma 21.
Perché quel biglietto?
La cosa, mi fece capire che la questione non era finita.
Se ne andarono a metà pomeriggio, e io tornai hai miei affari. Fatture, carte…
Foglio dopo foglio, il mio cervello non poteva fare a meno di cercare una risposta. Che cosa stava succedendo. Era frutto della mia fantasia? O c’era qualcosa in ballo?
Musica Rock in piena notte. Un auto abbandonata, scomparsa il giorno dopo e la visita delle “autorità”.
Roba sporca, molto sporca. Questo mi diceva, la mia voce nel cervello.
Nei giorni seguenti, nessun giornale o telegiornale ne aveva parlato.
Fu quella stessa sera, che ricevetti la telefonata.
Al primo squillo, la presi sotto gamba.
Ma non appena dissi -Pronto- copii che qualcosa non andava.Dall'altra parte non rispondeva nessuno. Si sentiva un fruscio.
Come se il mio interlocutore, stesse viaggiando su un treno.
Cercai di farlo parlare, per altre tre volte, poi riattaccai.
Non era la prima volta che capitava. Forse uno scherzo, oppure era un cellulare che non aveva campo o funzionava male.
-Se ha bisogno, richiamerà?!- pensai. La presi veramente sotto gamba.
22.22 il telefono squillò di nuovo. Alzi il culo dal letto e raggiunsi il telefono
-PRONTO!- ero veramente scazzato. Si ripeté la stessa scena del pomeriggio: silenzio.
-PRONTO, PRONTO...CAZZO QUESTE COSE MI FANNO...- qualcosa si mosse.
Dall'altra parte, avevano alzato la cornetta. Fu all'ora, che sentii ancora il rumore del treno.
-P...pron...pronto- una voce mi rispose. Dal tono che utilizzò, mi si gelò il sangue.
Uno scherzo, era di sicuro uno scherzo. Forse era Fabrizio e restai al gioco, un gioco che non vedevo l’ora di finire.
Silenzio. Silenzio e poi -AIUTOOO !!!- riagganciò.
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